Il tessuto muscolare rappresenta un bersaglio precoce e privilegiato della infezione da Covid-19 ( Corona Virus Disease 19 ) e il danno riguarda sia il tessuto muscolare cardiaco ( miocardite ) che quello muscolo-scheletrico, istologicamente in parte simili per la componente comune di muscolo striato.
L’eventuale impegno nella malattia del tessuto muscolare cardiaco, ovviamente grave e rischioso, è più facilmente diagnosticato e curato, mentre quello muscolo-scheletrico può passare facilmente inosservato, data la situazione di forzato riposo in cui si trova il soggetto colpito dall’infezione e si manifesterà nella sua gravità solo successivamente.
La sofferenza muscolare si realizza fin dalle fasi iniziali dell’infezione come una malattia vera e propria del muscolo striato con dolore, crampi, debolezza, ipotrofia, facile stancabilità.
La stanchezza e fatica cronica possono residuare anche dalle forme più lievi di infezioni Covid-19 con meccanismi più riconducibili all’impegno cerebrale, caratterizzato dalla “nebbia cerebrale” .
Miopatia immuno-mediata da Covid-19
Alcuni studi hanno dimostrato una stretta correlazione tra intensità del dolore muscolare ed evoluzione della malattia, un vero e proprio sintomo predittivo tale da poter prevedere un decorso più grave dell’infezione in quei casi in cui fin dall’inizio è presente un forte dolore muscolare, la cosiddetta mialgia.
Il maggior danno a carico del muscolo si ha nella tanto temuta “tempesta infiammatoria” quando le citochine ed altre molecole dell’infiammazione provocano una vera e propria proteolisi ed una ridotta sintesi protesica nel muscolo, con aumento nel sangue degli enzimi muscolari tipici della sofferenza muscolare come la creatin kinasi ( CK ).
Stanchezza fatica cronica dopo Covid-19
Inoltre il muscolo potrebbe essere bersaglio dello stesso sistema immunitario che nel tentativo di combattere il virus aggredisce anche tessuti dell’organismo che presentano analogie con qualche componente del virus ( per il cosiddetto “mimetismo molecolare” ) danneggiandoli gravemente.
Per questo si parla di miopatia immuno-mediata ( Aschman et al, 2021 JAMA Neurology) con caratteristiche che ricordano la miosite autoimmune necrotizzante da statine o quella tipica di altre malattie autoimmuni come il Lupus Eritematoso Sistemico.
Inoltre alcuni farmaci utilizzati per la terapia dell’infezioni e delle sue complicanze possono influire sulla salute del tessuto muscolare, a partire dai corticosteroidi che possono indurre atrofia e debolezza.
Long Covid / sindrome post Covid
A questo si aggiungono l’immobilità o ipomobilità tipiche della fase acuta dell’infezione, la mancanza di carico gravitazionale legata alla privazione della stazione eretta, con conseguente spiccata ipotrofia / ipostenia e debolezza muscolare che studi recenti riscontano ancora in modo significativo a tre mesi dalla dimissione dall’ospedale.
I tempi di guarigione dal COVID-19 sono diversi da persona a persona, ma la maggior parte recupera completamente entro due mesi ma alcuni sintomi o disturbi possono durare più a lungo.
In questi casi si dice che le persone soffrono di Long COVID, termine inglese che viene comunemente usato per indicare l’insieme dei disturbi e manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione.
In generale le donne al di sotto dei 60 anni di età sembrano avere il doppio di probabilità di manifestare il Long COVID rispetto agli uomini, successivamente il livello di rischio diventa simile tra i due sessi.
La fibrosi muscolare post Covid-19
Sicuramente non aiutano gli esiti fibrosi descritti da alcuni studi istologici come esito finale della sofferenza muscolare con stimolo all’attività intensa dei fibroblasti. Si creerebbe una situazione sfavorevole alla contrazione muscolare ed una maggiore suscettibilità ad andare incontro ad infortuni per la ridotta elasticità del connettivo extracellulare.
Il disagio muscolare condiziona sia la forza che la resistenza.
Le Onde d’Urto nella fibrosi muscolare
Proprio in questo ambito potrebbero trovare spazio terapie innovative come le onde d’urto focali, come già prospettato in un altro nostro post recente.
Non a caso si parla di “long covid” o di “sindrome post-covid” , quadri clinici complessi e variegati nella loro espressione, ma in cui la disfunzione muscolare rappresenta una componente sicuramente frequente ed importante, sia nei soggetti giovani che meno giovani.
Molti medici che si occupano di post-covid riportano per esperienza quadri complessi difficilmente classificabili.
I pazienti con Long Covid sono un gruppo eterogeneo ed è difficile sapere quale percorso di trattamento mettere in atto per ognuno di loro.
E’ importante trovare in ogni paziente il giusto equilibrio tra attività fisica adeguata per evitare il decondizionamento ( perdita di forza e di massa muscolare ) legato alla mobilità ridotta e allo stesso tempo non sia troppo impegnativa da innescare uno stato di malessere dopo l’ esercizio.
E proprio la difficoltà a muoversi e riprendere le normali attività quotidiane, lavorative o sportive determina gravi ripercussioni anche sul piano dell’umore e della qualità di vita, prolungando tanti altri sintomi legati al disagio psicologico se non anche a un chiaro quadro depressivo.
Estremizzando lo psichiatra di Oxford Michael Sharpe ritiene che la malattia sia ” tutta nelle mente” o creata dai media.
Siamo ancora lontani dall’aver capito e chiarito il LONG COVID e la letteratura in merito si sta moltiplicando con toni talvolta anche polemici a dimostrare quanto sia controverso l’argomento.
Concludendo è fondamentale dare adeguata considerazione anche alla fase tardiva della malattia, auspicando e prevedendo linee guida e protocolli a cui far riferimento, se pur considerando le diversità individuali, che possano aiutare a superarla coinvolgendo operatori sanitari, tecnici delle scienze motorie e riabilitative, nonché nutrizionisti.
Danno osseo da infezione SARS 2 Covid 19 ed Onde d’Urto Focali