Meccanotrasduzione e Onde d’Urto

La meccanotrasduzione è alla base degli effetti biologici delle Onde d’Urto.

Per meccanotrasduzione si intende la capacità di un stimolo meccanico di agire su strutture cellulari ed extracellulari e di trasformarsi in un segnale elettrico o elettromagnetico o biochimico.

Questi a loro volta promuoverebbero i processi di crescita e sopravvivenza governando la la morfologia e l’architettura in molti tipi cellulari, così come influenzando le risposte metaboliche.

Meccanotrasduzione meccanismo di azione delle Onde d’Urto

La meccanotrasduzione viene ormai considerata uno dei principali meccanismi d’azione delle Onde d’Urto ed ha affiancato più recentemente la teoria puramente meccanica che per i primi anni ha giustificato la loro efficacia con gli effetti microlesionali delle Onde d’Urto alla base della cavitazione e dei processi riparativi conseguenti.

Le cellule avvertono le forze meccaniche e le trasformano in reazioni a catena di tipo elettrico e biochimico con attivazione di complessi processi biologici.

Questo giustificherebbe anche il tempo necessario ad ottenere i risultati clinici, sia soggettivi che oggettivi, mediamente di diverse settimane dall’inizio del trattamento e due tre settimane dall’ultima seduta.

Meccanotrasduzione e tessuto connettivo

E’ noto che le stimolazioni di tipo meccanico fungono da importanti regolatori dell’omeostasi del tessuto connettivo.

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Lo stesso allenamento fisico, come avviene nello sport, comporta stimoli adattativi sul tessuto connettivo che deve modificarsi per sostenere nel modo migliore le sollecitazioni a cui è chiamato.

Infatti ne sono esempio l’aumentato turnover del collageno che si realizza a seguito di un allenamento progressivo così come anche una sua netta aumentata sintesi.

L’aumentato della sintesi e del suo turnover non sono altro che meccanismi indotti dalla meccanotrasduzione sul connettivo atti a modificare le proprietà meccaniche, fisiche e viscoelastiche del tessuto di fronte alle nuove prestazioni richieste.

Gli stessi benefici fisici dell’attività motoria e dello sport su ossa tendini muscoli ed articolazioni, almeno entro limiti del non sovraccarico, sono in gran parte legati al fenomeno della meccanotrasduzione.

Sappiamo da anni che nel sistema scheletrico le forze di carico, a cominciare da quella gravitazionale, rappresentano uno stimolo osteogenico ( cioè rivolto alla formazione di nuovo osso ) atto a mantenere nel tempo un buono stato di salute dell’osso.

E sappiamo anche, ma più recentemente, che muscolo ed osso si relazionano in modo costante in modo tale che richieste di maggiori prestazioni rivolte prima al muscolo vengano conseguentemente rivolte anche all’osso, così come nel caso opposto di una sua messa a riposo.

Effetti biologici delle Onde d’urto attraverso la meccanotrasduzione

Gli effetti biologici delle Onde d’Urto passano anche attraverso l’aumento di livelli di ossido nitrico ( NO ) , dei fattori di crescita osteogenici e del fattore di crescita vascolare endoteliale ( VEGF ) con induzione della neoangiogenesi o neovascolarizzazione con maggior apporto ematico proprio dove è più necessario alla riparazione e alla guarigione.

Attraverso l’aumento della proliferazione di fibroblasti e della vitalità dei tenociti ( le cellule connettivali mature tipiche dei tendini ) le Onde d’Urto svolgono il loro effetto benefico sulla degenerazione tendinea, tipico delle forme croniche, con o senza alterazioni lesionali iniziali.

Dallo studio di C.J. Wang del 2003 gli effetti biologici delle Onde d’Urto sono stati completamente rivisti e si è passati da annoverare questa tecnica tra quelle distruttive o rimaneggianti a quelle rigenerative tissutali.

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Effetti biologici modulabili delle Onde d’Urto

In effetti i meccanismi biologici sui tessuti prodotti dalla esposizione alle Onde d’Urto risultano addirittura modulabili, in rapporto a quantità ed intensità di impulsi erogati, dipendono cioè dalla densità del flusso di energia erogata.

Si possono produrre cioè in rapporto al nostro obiettivo più effetti inibitori oppure più effetti biostimolatori.

Se ne deduce che nella pratica clinica quotidiana la scelta dei parametri di trattamento con Onde d’Urto per risultare efficaci devono tener conto di questi parametri, più frutto di conoscenza e di esperienza che di di rigidi protocolli precostituiti.

Le basse e medie energie possono essere più vantaggiose per un effetto antiflogistico ed analgesico, mentre per trattare problematiche di pseudoartrosi o ritardi di guarigione ossea saranno necessarie potenze molte più elevate.

Un esempio clinico che possa evidenziare la modularità delle Onde d’Urto è il trattamento della pubalgia, sindrome complessa che vede interessato da soli o contemporaneamente muscoli, tendini ed osso.

Modificando profondità, intensità dell’energia, fonti terapeutiche possiamo rivolgere il trattamento ora all’uno ora all’altro tessuto lesionato, in una sinergia che nessun altra terapia fisica può produrre. Per approfondire consulta il post dedicato.

Le Onde d’Urto dopo oltre venticinque anni non finiscono mai di stupirci.

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