Tendon Health, prevenzione della rottura del tendine d’Achille negli sportivi.

Il tragico evento capitato al bravissimo esterno azzurro Lorenzo Spinazzola, all’ennesimo scatto sulla fascia durante Italia Belgio agli europei, ha mostrato in diretta al grande pubblico la drammaticità della rottura spontanea del tendine d’Achille.

Si tratta di una patologia piuttosto rara nelle persone comuni, più frequente negli sportivi amatoriali.

Sicuramente un rischio potenziale reale nella carriera di un atleta professionista, specie se si tratta di calcio, corsa, basket ed ogni altra disciplina che implica il salto e lo scatto.

E’ cinque volte più frequente nei maschi rispetto alle femmine.

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Come si rompe il tendine d’Achille?

Il momento in cui cede il tendine d’Achille sinistro è estremamente indicativo della casualità dell’evento: l’atleta non salta, non subisce alcun trauma, non ricade dall’alto.

Eppure la caviglia va in estrema flessione benché il piede sia completamente appoggiato al suolo, il corpo è fortemente sbilanciato in avanti, farà ancora qualche passo saltellando sull’arto destro e poi si accascerà a terra in lacrime.

Le lacrime sono per il dolore, forse a caldo nemmeno tantissimo, ma soprattutto perchè realizza in un attimo che non si tratta di un banale stiramento, ma di una lesione ben più grave e che il suo Europeo finirà lì.

Si può fare di più per la prevenzione della rottura del tendine d’Achille ?

Senza alcun riferimento alla vicenda personale dello sfortunato atleta, a cui rivolgiamo ogni augurio di pronta e completa guarigione, cogliamo questa occasione per chiederci, alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, :

  • si sta facendo tutto negli atleti in genere per mantenere il più possibile e più a lungo sano questo tendine ?
  • è possibile ricorrere a strategie di prevenzione nuove programmando interventi regolari in aggiunta alle fondamentali regole ormai note, consolidate ma evidentemente non sempre sufficienti a raggiungere l’obiettivo ?

Con quale frequenza si rompe il tendine d’Achille negli atleti ?

Le statitistiche ci dicono che negli sportivi gli infortuni a carico del tendine d’Achille rappresentano l’evento tendineo più frequente tra quelli a carico dell’arto inferiore e che ha una frequenza tra il 6 e 18 percento degli atleti ogni anno.

Sappiamo che ogni evento traumatico, anche se ben curato ed apparentemente guarito, lascia tracce importanti nel tessuto tendineo che progressivamente lo modificano e lo indeboliscono ( tendinosi ).

Dalla tendinopatia achillea alla rottura del tendine

Dalla “tendinosi achillea” o “tendinopatia achillea” alla tragica rottura sottocutanea dello stesso, il passo può essere breve e talvolta anche con pochi segni clinici o sintomatici.

Nell’atleta professionista questa può avvenire anche prima dei trent’anni, negli sportivi amatoriali solitamente più vicino ai quaranta.

Tenorrafia sottocutanea del tendine d’Achille

La rottura può essere parziale o totale ma quasi sempre necessita di una riparazione chirurgica ( sutura ), che attualmente avviene in modo sottocutaneo con recuperi funzionali più rapidi e completi.

In genere si torna a camminare in un paio di mesi, ma la ripresa dell’attività sportiva ne richiede molti di più, attorno ai sei mesi.

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rottura completa del tendine d’Achille

La prevenzione della tendinopatia achillea si fonda su una serie di accorgimenti e di interventi tecnici che conosciamo da tempo, dalla progressione dei carichi, all’esercizio in eccentrico, allo stretching, alle ortesi.

Le condizioni di salute del tendine di Achille può essere monitorata con esami ecografici, anche con il power doppler in caso di piccoli traumi o sovraccarico funzionale, così come con la risonanza magnetica nucleare.

Questi strumenti consentono di cogliere anche i primi segni del cambiamento delle condizioni del tessuto del tendine e di quelli peritendinei.

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Nuove strategie di prevenzione

Nella nostra esperienza, in accordo con la letteratura scientifica internazionale più recente, può tornare molto utile accompagnare lo sportivo amatoriale e professionista specie negli anni “maturi” della propria attività con cicli di terapia con Onde d’Urto Focali programmati, più volte l’anno.

Le Onde d’Urto nella prevenzione della rottura del tendine d’Achille

In questo caso si sfruttano delle Onde d’Urto Focali gli effetti ben noti sulla rimozione dei costituenti danneggiati della matrice, sulla attivazione dei processi riparativi attribuiti alla proliferazione dei tenociti e alla neosintesi di collageno.

Le Onde d’Urto modulano inoltre i processi infiammatori che producono il danno tissutale e promuovono la formazione di nuovi piccoli vasi sanguigni ( neoangiogenesi).

Gli effetti benefici iniziano con un certo ritardo dopo il trattamento e si protraggono per mesi, in accordo con i meccanismi d’azione ormai ben noti di questa terapia.

Inoltre non sono presenti effetti colaterali, non sussistono controindicazioni di rilievo, si combina bene con tutti gli altri trattamenti e accorgimenti tradizionali della prevenzione della tendinopatia, producendo secondo alcuni studi una vera e propria sinergia. WHY NOT ?

Avremo modo di approfondire diversi aspetti pratici di questa possibile nuova via verso la riduzione della frequenza della rottura sottocutanea del tendine di Achille.

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